All’Unisono ~ Lindagine.it



Lì, dove una fetta non esige mai fretta.

Lì, dove si è in cerca della ricerca perfetta. 

Oltre la polis, tra due poli: un’orchestra che orchestra,

getta anni di carta, ma scarta ciò che progetta. 


Lì, dove una penna depenna la pena più stretta,

Lì, dove si disegnan scale di valori senza gradini.

Sotto zero chi scioglierà il gelo delle stalattiti? 

Dicono che non sempre una norma dà forma a saldi princìpi. 


Ora l’orchestra intona una sinfonia senza violini.

Spartiti spartiti tra nuove parti rifondano partiti.

Lì, dove la coscienza è in armonia con la conoscenza,

se applichi la scienza, non ingabbiarti tra i plichi.


©️Testo e chiave di lettura coperti da Copyright  ©️Author: Linda Cianci (Lindagine)



CHIAVE DI LETTURA:

1. Premessa:

Lindagine di questo mese è di origine rapsodica: tesse spunti settembrini tra giochi di parole, immagini di sfuggita e mosaici di cronaca contemporanea.

Ne emerge, anche strutturalmente, un messaggio conciso e diretto: le risposte che si cercano non sono mai definitive, ma dispongono di infinite combinazioni, che hanno tuttavia - o meglio dovrebbero avere - tutte un fulcro comune: la flessibilità.

Ciò permette di aprire ampi spazi di riflessione, seppur qui ad un livello assai superficiale, su tre assi portanti: il tema della rigidità classificatoria, il rapporto tra scienza e umanità e l'impatto dell'isolamento nelle dinamiche politico-sciali (che ricordiamo essere il punto debole del potere). 


2. La Rigidità Classificatoria:

Uno dei fili conduttori è il problema della classificazione: l'essere umano cerca costantemente di ordinare il reale in categorie. Esse servono ad orientarci, ma non tutti i punti fermi sono e rimangono sempre punti saldi e di riferimento. Anche la rigidità necessita di flessibilità. Del resto, quasi tutte le strutture concettuali o di misura non sono mai naturali, ma convenzionali. Si pensi alla costruzione Hobbesiana di “Stato di Natura; o alla scala Celsius per la temperatura atmosferica.

“[…] Non sempre una norma dà forma a saldi principi.” “Se applichi la scienza, non ingabbiarti tra i plichi”.  È questo il cuore del testo poetico. Si vuole qui enfatizzare il rischio del metodo, che - se anche in Lindagini precedenti è stato enfatizzato ed idolatrato come unico rimedio e soluzione ( “vedi Lindagine dal titolo : “Fai Da Te”) -  se rigido, in realtà, si trasforma in una  vera e propria gabbia da cui difficilmente si riesce ad evadere, in quanto posta quella data “chiave di lettura”/ premessa, il risultato sarà sempre il medesimo.

È qui che torna utile il pensiero di Pugliatti o di Norberto Bobbio - prendendo come riferimento l’ambito giuridico - per certi versi molto simile tra loro: “i diritti non sono mai definitivi, ma storicamente conquistati, progressivamente ampliati e reinterpretati”. Ciò non significa che bisogna “disegnare una scala di valori senza gradini”, ma che nella flessibilità - come insegna anche la Carta Costituzione con i c.d. concetti valvola - può trovarsi un rimedio, sempre in movimento, mai definitivo e dunque essenziale per star a passo con l’evoluzione umana. Nulla di nuovo, eppure tremendamente fondamentale da ricordare.

Le classificazioni devono allora servire come poli di riflessione, come direzioni che possono orientare la bussola, ma non necessariamente ne devono sempre costituire l’ago.  


2. La flessibilità umana e scientifica:

Indagare sul tema della flessibilità e rigidità classificatoria, conduce inevitabilmente alla contrapposizione tra umanità e scienza. Sono, anche questi, temi abbastanza frequenti e scontati, pertanto si dirà volutamente quanto basta.

La modernità e la post-modernità, in particolar modo, hanno spesso tracciato un confine rigido tra sapere scientifico e riflessione etica, come se l'uno potesse progredire indipendentemente dall'altra. Ma è davvero reale questa separazione o ancora una volta stiamo chiudendo a chiave la nostra gabbia? 

Figure come Galileo, Einstein o Hannah Arendt ci ricordano che la scienza è sempre intrisa di responsabilità, e che la conoscenza non può essere ridotta a pura tecnica, pena una “teoria pura del diritto” kelseniana che si tradirà da sé cercando risposte nella Grundnorm.

Ecco ancora una volta l’invito a non cadere in dicotomie sterili: scienza e coscienza, all’interno della quale si ricomprende l’umanità, pur sembrando categorie distinte, sono in realtà intrecciate, possono suonare “in armonia” se la “scienza”, per quanto matematica nel caso di uno spartito musicale, abbia la necessità di seguire determinate “scale”, determinati “tempi” e “regole”. Come? Non si forniranno qui risposte definitive.

3. “L’ora più Buia”.

Il titolo del paragrafo prende spunto da un’omonima Lindagine. A cascata, quanto indagato, fa sorgere un ulteriore spunto di riflessione: il rischio dell’isolamento. 

Si badi che, paradossalmente parlando, classificare tali concetti come rischio è pur sempre un’accezione flessibile che si vuole dare, riconoscendo che esistono anche aspetti positivi di tutto quanto appena esposto fin ora. Non significa ciò essere relativisti, bensì trovare il giusto punto di equilibrio.

Trattare di questo tema, presta il fianco ad una riflessione che ricorda molte tragiche vicende di cronaca attuali. Non si prendono qui posizioni, non si hanno nemmeno le competenze, si prospettano solo alcuni punti di vista. 

Oggi il potere talvolta sceglie l'attacco e la chiusura, che inevitabilmente indebolisce i rivali, ma a sua volta indebolisce sé medesimo, in quanto si priva della relazione che lo rende vivo e la priva, conseguentemente, anche a chi è innocente. Può esistere anche qui una via di mezzo flessibile? 

Da una parte chiudere, isolare, separare è una tentazione che attraversa tanto le categorie giuridiche quanto i conflitti internazionali. Tuttavia la storia insegna come ciò non fa altro che alimentare fratture, derive tragiche e il dissiparsi del “movimento del potere” e della sua essenziale dimensione relazionale. Si crede colga perfettamente il cuore del tema il passo kantiano, in "Pace perpetua": “il futuro dei popoli non può fondarsi su muri ma su interazioni, anche conflittuali, ma aperte”. Dall’altra, sanzioni ed isolamenti risultano più che necessari - sempre se temporanei e flessibili - per rispondere in via punitiva, ma pur sempre diplomatica, alle crisi umanitarie e soggettivistiche moderne, ormai in preda ad una logica che non va tanto lontano dall'origine di datati conflitti.

Cosa possiamo trarne Noi lettori, nel nostro piccolo, se indagassimo tale prospettiva? Forse che le cronache moderne ci ricordano che anche nei contesti più estremi, laddove il mondo sembri tendere ad una prospettiva dicotomica: bianco o nero, la vera sfida è l'indagine di zone grigie e di compromesso. Se isolare può sembrare un'efficace e terribilmente necessaria misura di sicurezza, allo stesso tempo, essa - a lungo andare - può diventare spia di fragilità e generare l’effetto opposto, facendo così rafforzare, negativamente, il nemico. Si crede colga perfettamente il cuore del tema l'esempio di un bambino messo sempre in castigo: non sarà sempre quella la soluzione migliore per la sua crescita.

Ecco che forse senza relazione non può forse mai tendersi  alla giustizia né alla pace, o meglio all'equilibrio; né tenere in armonia i “poli di potere”, che - quando è necessario -  vanno sì “polarizzati”, ma mai fino a “cristallizzarli”, pena il dilemma: “Sotto zero chi scioglierà il gelo delle stalattiti?”. Sebbene c'è chi sostenga che il cambiamento del mondo la storia l'abbia registrato solo a seguito di eventi traumatici e di frattura.

Al di là delle possibili posizioni, non sembra esserci dubbio in merito ad un dato: le libertà si rafforzano nel confronto, non nell'isolamento a carattere definitivo, in quanto esso è semmai il sintomo, spia, segno che una soluzione ancora non c'è e va ricercata con più consapevolezza ed efficienza, con sempre più elasticità, con sempre più  flessibilità tra "movimento" ed "isolamento" per riequilibrare il potere.

Commenti

  1. Sempre innovativa e in evoluzione. Bei contenuti e stile. Brava

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  2. Meravigliosa come sempre la tematica. La flessibilità e la difficile via di mezzo. Sempre al 🔝

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  3. 💪🏼💪🏼💪🏼

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